Scoperta perdita di fluido caldo dal fondale oceanico: potrebbe essere il segnale di terremoti in arrivo?

Sul fondale dell'Oceano Pacifico, nella zona di subduzione della Cascadia, sono state scoperte delle fuoriuscite di fluido caldo che potrebbero essere il segnale di terremoti in arrivo. Il fluido agisce da lubrificante tra le faglie e la sua perdita aumenta lo stress tra le placche.

Scoperta perdita di fluido caldo dal fondale oceanico: potrebbe essere il segnale di terremoti in arrivo?
Credits Philip et al./Science Advances

Cosa succede sul fondale dell'oceano Pacifico? Una nuova scoperta potrebbe aiutare a capire meglio i meccanismi che scatenano i terremoti e a prevenirne gli effetti devastanti.

Si tratta di una perdita di fluido caldo dal fondale oceanico, osservata per la prima volta da un team di ricercatori dell'Università di Washington. Il fenomeno è stato rilevato in corrispondenza della zona di subduzione della Cascadia, una faglia lunga oltre 1000 km che si estende dalla Columbia Britannica al nord della California.

Questa faglia è considerata una delle più pericolose al mondo, perché potrebbe generare un terremoto di magnitudo superiore a 9, con conseguenti tsunami e danni enormi alle città costiere. L'ultimo evento di questo tipo risale al 1700 e si stima che si ripeta ogni 300-500 anni.

Il fluido che fuoriesce dal fondale oceanico ha una composizione chimica diversa da quella dell'acqua circostante e una temperatura più elevata. Si tratta di un fluido che agisce da "lubrificante" tra le due placche tettoniche che si muovono l'una contro l'altra, riducendo l'attrito e facilitando lo scorrimento.

Secondo gli scienziati, la perdita di questo fluido potrebbe essere il segnale di un aumento della pressione tra le placche e di una maggiore probabilità di rottura. In altre parole, potrebbe essere un indizio di un terremoto imminente.

La scoperta è stata pubblicata sulla rivista Science Advances e si basa sull'analisi dei dati raccolti da una rete di sensori sottomarini installati nel 2014. I ricercatori hanno confrontato le misure del fluido con quelle dell'attività sismica e hanno trovato una correlazione tra le due variabili.

Il prossimo passo sarà monitorare il fenomeno con maggiore frequenza e precisione, per capire se si tratta di un processo ciclico o casuale e per valutare il suo impatto sul rischio sismico. Inoltre, sarà importante estendere lo studio ad altre zone di subduzione, per verificare se il fenomeno è comune o specifico della Cascadia.